Monumenti

I principali Monumenti del comune di San Marco Argentano


Descrizione

L'Abbazia della Matina

A 4 km da San Marco Argentano ed in prossimità del fiume Fullone si trova l’Abbazia della Matina, comunemente conosciuta come la “Matina”. La dedicazione della chiesa abbaziale a Santa Maria avvenne il 3 marzo 1065. Secondo fonti storiche Roberto il Guiscardo acquisì il territorio abbaziale per trenta schifani d’oro; una leggenda narra dell’esistenza di un cunicolo sotterraneo che collegava l’Abbazia alla Torre normanna. Si racconta che questo cunicolo servisse ai normanni per sfuggire ai nemici.

Dalla sua fondazione fino al 1221 vi dimorarono i Benedettini poi, un anno dopo, vi subentrarono i Cistercensi.

A partire dal XV secolo viene data in commenta e ha così inizio il suo inarrestabile declino.

Il fabbricato abbaziale che appartiene alla fase cistercense è ancora esistente e comprende:

  1. Il parlatorio
  2. Lo scriptorium
  3. La scala d’accesso ai piani superiori
  4. L’aula capitolare

 

La Cattedrale e la Cripta

La Cattedrale

Il percorso alla scoperta di questo piccolo borgo inizia da Piazza Duomo dove, da subito, si possono ammirare la Cattedrale e la Cripta.

La Cattedrale è dedicata a San Nicola (vescovo di Myra, attuale Demre in Turchia) e forma con le strutture edilizie dell’episcopio un complesso monumentale autonomo rispetto alla compagine edilizia di San Marco.

Di fondazione normanna per molti secoli ha conservato l’impianto originale e poi tra il XVII e il XVIII secolo ha subito integrazioni barocche che ne hanno snaturato i caratteri originali. Fu danneggiata dai terremoti del 1905 e del 1908 e per questo motivo venne poi ristrutturata. La navata minore, lungo il fianco sinistro, ospita la cappella della Madonna del Rosario. Secondo una leggenda questa statua guarì la popolazione di San Marco dalla peste del 1700.

Nel corso dei lavori tornò alla luce la struttura sottostante ossia la Cripta normanna che venne compresa nel progetto di ricostruzione curato dall’ufficio pontificio delle case parrocchiali insieme alla soprintendenza.

 

Cripta

La Cripta normanna fu edificata su un piccolo pianoro come parte integrante della Motta.

Alla struttura si accede mediante due scale interne che mettono in comunicazione l’opera con la Cattedrale sovrastante e una porta principale che la mette in comunicazione con l’esterno.

La Cripta normanna per diversi secoli fu utilizzata come luogo di sepoltura di vescovi, d’ ecclesiastici e di laici. In seguito rimase chiusa per decenni, quasi dimenticata.

La svolta e il ritorno alla luce si ebbe nel 1935 per volontà di Mons. Demetrio Moscati, che fece risistemare la Cripta rimuovendo le sepolture e le divisioni interne.

Oggi la struttura, racchiusa nelle sue spesse mura, conserva la sua tranquillità evidenziata dalla presenza di una cappella dedicata al Beato Mons. Castrillo e del mezzo busto di San Francesco da Paola alla quale è attribuito il miracolo della “Scivolenta”. Si narra che nel 1855 un contadino di Sant’Agata d’Esaro disubbidì al volere di San Francesco da Paola che gli era apparso, e quest’ultimo lo accecò. In seguito il contadino giunse presso la curia vescovile di San Marco per accertare la sua cecità e in quell’occasione venne celebrata una messa durante la quale la statua di San Francesco, esposta durante la funzione, gli ridonò la vista.

 

La fontana di Sikelgaita

(detta di Santo Marco)

Ritornando nel corso principale del borgo e soffermandoci presso Piazza Santo Marco possiamo ammirare la fontana di Sikelgaita.

Quest’ultima, detta di Santo Marco, è incassata nella collinetta sovrastante e la sua struttura ha subito dei rimaneggiamenti nel tempo; infatti, della struttura originaria si conservano soltanto il camminamento dell’acqua e parte delle decorazioni scultoree.

La Riforma

Complesso Monastico di Sant’Antonio

Salendo per il corso principale di San Marco Argentano raggiungiamo Piazza Riforma dove sorge il Complesso Monastico di Sant’Antonio - o dei Riformati- e la Benedetta.

Il Complesso rappresenta uno tra i più antichi esempi di architettura francescana in Calabria e nel corso del tempo ha subito numerose trasformazioni. Infatti, del periodo francescano oggi rimangono intatti solo il campanile a vela, l’ingresso ed il coro ligneo situato dietro l’altare principale.

Dal 1429 al 1430 ospita San Francesco da Paola come testimoniano la piccola cappella votiva (situata all’interno della Benedetta), il piccolo giardino (dove il Santo era solito pregare) e la piccola finestra monofora che dava luce alla cella dove il piccolo Santo dimorava. Tutto ciò è confermata da una scritta presente in loco la quale cita: “Haec est fenestia cellae, in qua habitavit Franciscus de Paula A.D. 1429" (“Questa è la finestra della cella, nella quale abitava Francesco da Paola”)

 

Benedetta

La Benedetta, situata all’interno della Villa Comunale intitolata al Generale Dalla Chiesa, fu edificata nel 1762 su una piccola grotta nella quale San Francesco di Paola si raccoglieva in preghiera. Fu sottoposta a restauro nel 1929 ed è attualmente luogo di pellegri­naggio. Al suo interno è presente un dipinto del XIX secolo ritraente San Francesco d’Assisi intento a parlare al Santo paolano.

Dietro la chiesetta è presente un piccolo giardino di ulivi con l’eccezione di un albero di castagno.

Questo era l’albero preferito dal piccolo Santo per le sue preghiere proprio per la sua collocazione geografica rivolta verso la valle del fiume Fullone.

La torre Normanna

Giunti nella tipica Piazza Umberto I e imboccando Via Roberto il Guiscardo raggiungiamo la Torre normanna detta anche di Drogone.

La struttura è contraddistinta da un’enorme tronco di cono detto “motta” ed è suddivisa in cinque piani sovrapposti comunemente chiamati sale:

  • Sala delle Granaglie (piano sotterraneo)
  • Sala delle Prigioni (primo piano)
  • Sala delle Armi (secondo piano e sala d’ingresso)
  • Sala delle Udienze (terzo piano)
  • Sala del Principe (quarto piano)

Oltre al fascino strutturale, la Torre nasconde in sé una storia ricca di magia, folklore, detti riguardanti la sua creazione e varie storie che hanno accompagnato i personaggi ivi vissuti.

Molte le leggende popolari raccontate. Ad esempio, si narra che le ragazze quando pronunciano il nome di Sikelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, si sentano sfiorare la pelle o i capelli.

Altra leggenda narra che chiunque entri o esca dalla torre, per educazione, debba salutare sempre il padrone di casa ovvero “il Guiscardo”.

 

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri